Il 1999 è un anno caro alla science fiction. Molte produzioni della seconda metà del ventesimo secolo si svolgono proprio in questo periodo, forse ad sottolineare il senso di precarietà e timore nei confronti di un nuovo millennio alle porte, sconosciuto e pieno di incognite.
Non fa eccezione Winspector, nono capitolo della saga dei Metal Heroes della casa di produzione Toei. La serie narra le avventure di una speciale squadra di Polizia Metropolitana composta da due cyborg coadiuvati dall’agente umano Ryoma Kagawa, il quale indossa una speciale armatura per combattere il crimine dilagante.
Nei primi anni ’90 in Italia il fenomeno “sentai” è ancora materia piuttosto oscura, oggetto di studio per ristrette cerchie di nerd che comprano manga e vhs di importazione a prezzi esorbitanti. Con una buona dose di coraggio, il telefilm del 1990 viene trasmesso per la prima volta in Italia sull’emittente Italia 7 due anni più tardi.
Come consuetudine per i tempi, i giocattoli Winspector sono caratterizzati da action figure snodate alle quali è possibile applicare armature componibili, così come nel trend di quegli anni; basti ricordare giocattoli come Cavalieri dello Zodiaco e Cinque Samurai. Ricco anche il parco mezzi Winspector, costituito da modelli in scala della moto e della Chevrolet Camaro della WinSquad.
Prodotti dalla onnipresente Bandai, in Italia i giocattoli Winspector sono distribuiti dalla Giochi Preziosi. Un discreto successo per Kagawa e compagnia: tuttavia qualcosa di epocale sta per polverizzare qualsiasi tipo di concorrenza. Pur appartenendo ad una corrente totalmente diversa, la serie made in Japan verrà infatti eclissata dal dirompente successo dei “sentai” concorrenti Power Rangers (complice la grande campagna di adattamento da parte della statunitense Saban Entertainment).
Oggi i Winspector rimangono un fenomeno quasi di nicchia degli anni ’90 che ha portato la narrazione ad un livello più maturo e articolato, contribuendo a sdoganare alcuni stilemi che hanno aperto la strada ad un intero genere.