Uno degli automi più antichi. Il Golem è da considerarsi il precursore dei moderni robot cinematografici e non solo. La bizzarra storia di una pellicola perduta, anche se qualcuno afferma non essere tale…
Il Golem è un personaggio leggendario della mitologia ebraica: una statua d’argilla può essere animata da un rabbino tramite l’uso di alcune parole magiche. Nei primi anni del ‘900 l’industria cinematografica tedesca era il faro ed il traino del cinema mondiale. Grandi capolavori del film muto sono stati prodotti da veri e propri pionieri teutonici. Uno di questi è Paul Wegener, che dedicò una parte della sua carriera proprio alla figura del Golem, producendo tre pellicole dedicate all’automa: ” Der Golem” del 1915, “Der Golem und die Tänzerin” del 1917 e ” Il Golem – Come venne al mondo” del 1920: solo quest’ultima è conservata integralmente.
E’ il 15 gennaio 1915: in Germania viene proiettato per la prima volta “Der Golem“, diretto da Henrik Galeen e lo stesso Wegener, che ne è anche interprete nei panni del mostro. Il film fa il giro del mondo, venendo successivamente presentato anche in Asia e Stati Uniti.La storia narra del ritrovamento di una enorme statua d’argilla che, entrata nelle mani di un antiquario, viene animata da una formula magica e si innamora della figlia del vecchio commerciante. Non ricambiato, il Golem si scatena seminando distruzione.
PERSO NELLE PIEGHE DEL TEMPO
Della pellicola originale (che aveva una durata di circa un’ora e mezza) restano oggi poco più di un centinaio di metri di pellicola, pari ad una manciata di minuti, oggi custoditi al museo Deutsche Kinemathek di Berlino. Come per altri film perduti furono il tempo, l’incuria e le guerre ad inghiottire questo lavoro, relegandolo all’immaginario dei molti cinefili che oggi sognano di poterne vedere la versione completa: irrecuperabile, scomparso, perso per sempre. Oppure no?
Nel libro “Golem Redux” l’autrice Elizabeth R. Baer racconta un aneddoto piuttosto curioso. Durante le ricerche condotte per la stesura di un trattato sul mostro di Frankenstein, lo scrittore e regista Donald Glut si sarebbe imbattuto nella figura di un intraprendente collezionista, Paul Sauerlaender: nel 1958 quest’ultimo avrebbe recuperato da un venditore di giocattoli un vecchio proiettore da 35mm. A corredo di questo oggetto ci sarebbe stato anche un piccolo frammento di pellicola riconducibile proprio a “Der Golem” del 1915.Sauerlaender avrebbe successivamente rintracciato diversi collezionisti in possesso di altri frammenti di pellicola, riuscendo infine a comporre per intero il film. Questa notizia, mai confermata o avvalorata da prove, dona al film un alone leggendario, che vorrebbe alcuni fortunati in possesso di una copia completa del film. Un fitto mistero avvolge questa pellicola, che ha aperto la strada ad un intero genere: l’enigma di un film senza memoria che, come uno spirito, è rimasto tra noi ad influenzare generazioni di registi ed appassionati.