Il 25 giugno 2019, alle ore 8:30, si sono accesi i 27 motori Merlin del Falcon Heavy, dando il via alla missione STP-2 (Space Test Program 2).
L’obbiettivo era quello di portare in orbita 24 satelliti per conto di diverse agenzie aerospaziali, tra cui la NASA. Questo lancio ha spinto al limite le capacità del razzo pensando di SpaceX, per poter ottenere la certificazione da parte del National Security Space Launch per svolgere delle missioni per conto del Dipartimento della Difesa americano.
Il primo lancio in notturna del Falcon Heavy è iniziato senza intoppi, decollando alle 8.30 in punto. Dopo circa due minuti e mezzo, i due booster laterali si sono separati e hanno iniziato le manovre per poter atterrare sulle piattaforme di terra, accanto al pad di lancio. Per la terza volta, abbiamo assisto all’atterraggio sincronizzato dei due booster.
La maledizione del core centrale invece, si è fatta sentire anche in questa volta. Il booster infatti, ha mancato la piattaforma in mare sulla quale doveva atterrare, esplodendo cadendo in acqua. Al momento, le cause non si conoscono ancora. Lo stesso Musk aveva dichiarato che c’era una probabilità del 50% di riuscita dell’atterraggio. Questo dovuto al fatto che si trattava del recupero più difficile mai tentato prima. La piattaforma sulla quale doveva atterrare, chiamata Of Course I Still Love You, si trovava a 1236 km, una distanza doppia rispetto alle normali missioni. Il booster ha eseguito le manovre di rientro ad una velocità più alta, rendendo la procedura molto più complessa.
É il terzo core centrale che SpaceX non riesce a recuperare. Il primo aveva avuto un problema nella fase di accensione del motore per rallentare la discesa, schiantandosi in mare a circa 500 km/h. Il secondo invece, è atterrato perfettamente a circa mille chilometri dalla costa, ma il mare molto agitato, ha fatto ribaltare il booster. Ne è stata recuperata solamente la metà inferiore.
Nonostante questo, la missione primaria, ovvero l’inserimento in orbita dei satelliti, si è conclusa con successo. La parte critica per questa manovra era l’accensione del motore del secondo stadio che doveva avvenire per 4 volte, in momenti distanti tra loro.
Un altro importante traguardo è stato raggiunto con questo lancio: la cattura al volo di una delle due coperture del razzo. Grazie alla nave GO Ms. Tree (conosciuta prima come Mr. Steven) e alla sua enorme rete, uno dei due gusci che proteggono i satelliti durante la salita, è stato catturato al volo e potrà essere riutilizzato per una nuova missione. Per l’altra copertura invece, è stata utilizzata la nave GO Navigator, recuperandola una volta toccata la superficie del mare. Questo però comporta una maggiore manutenzione, per verificare che le componenti non siano state compromesse dalla corrosione dovuta al contatto con l’acqua.
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