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I canali di Schiaparelli

Schiaparelli Marte

In un’iconografia ormai desueta, ma mai del tutto accantonata, definiamo “marziano” tutto ciò che non appartiene al nostro mondo. I marziani hanno attraversato i decenni, scalzando i nordici venusiani di Adamski e, addirittura, i terribili grigi di Z-Reticuli.
Non c’erano dubbi per H.G. Wells, che gli spietati invasori de La Guerra dei Mondi (1897) fossero marziani. La paternità di questo archetipo, tuttavia, non è da ricondurre al celebre scrittore inglese.

Giovanni_Schiaparelli

Circa vent’anni prima l’uscita dei racconti di Wells, un astronomo italiano iniziò a osservare il pianeta rosso. Quasi per caso, una notte, Giovanni Schiaparelli volse il proprio sguardo verso Marte, dando inizio a una lunga esplorazione visiva, tanto proficua che averebbe portato a ribattezzare un cratere del pianeta rosso con il nome dell’astronomo (a Schiaparelli sono in realtà dedicati anche nomi di crateri lunari, asteroidi, catene montuose su Mercurio e quello dello sfortunato lander europeo del 2016).
A Schiaparelli dobbiamo una delle più dettagliate mappature marziane dell’epoca, tanto dettagliate che lo scienziato vide… canali artificiali!

Schiaparelli_Marte

Il malinteso nasce in realtà da una cattiva traduzione: l’astronomo italiano osservò in effetti dei canali sul suolo marziano (ritenuti in seguito una mera illusione ottica) che la comunità scientifica inglese tradusse come “canals”, ovvero canali artificiali, al posto di “channels”. Fu l’inizio di una lunga narrazione, alla quale lo stesso Schiaparelli non si sottrasse mai. Pur conscio del fatto che potesse trattarsi di difetti ottici, l’italiano cavalcò la possibilità che sul pianeta rosso potesse vivere una civiltà evoluta, arrivando a ipotizzare un metodo di convogliamento dell’acqua e spingendosi a teorizzare una società marziana “socialista”.
Negli anni ’70 le sonde dei programmi Mariner e Viking sorvolavano i pianeti vicini restituendo dati e fotografie, fugando ogni dubbio sul fatto che Marte fosse un pianeta disabitato. Nel settembre 1976 il lander Viking 2 restituì la prima fotografia della superficie marziana: uno sterminato e desolante deserto alieno.

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