Home 1990 Santilli footage: i segreti di un’autopsia milionaria

Santilli footage: i segreti di un’autopsia milionaria

TRUFFATORI E GRANDI ARTISTI
Quanto è sottile il filo che separa l’arte dalla mistificazione? Nel 1920 due cugine di Cottingley, in Inghilterra, convincono una cospicua fetta dell’opinione pubblica di aver scattato straordinarie fotografie ad autentiche fate, persuadendo addirittura Arthur Conan Doyle. Nell’ottobre del 1967 gli amici Roger Patterson e Bob Gimlin filmano una creatura che dicono essere nientemeno che il “Bigfoot”. Il documento diviene celeberrimo, nonostante la comunità scientifica si mostri scettica fin dall’inizio. Nell’estate del 1984 vengono rinvenute in un canale di Livorno tre sculture di teste, che i critici si affrettano ad attribuire a Modigliani. Poco dopo, un gruppo di amici confessa che una delle teste è stata scolpita da loro per scherzo. Le altre due sono opera dell’artista Angelo Froglia, il quale dichiarerà:
«Volevo evidenziare come, attraverso un processo di persuasione collettiva, attraverso la Rai, i giornali, le chiacchiere tra persone, si potevano condizionare le convinzioni della gente».

Fotogramma del filmato Patterson/Gimlin

LA MITOPOIESI EXTRATERRESTRE
Estate 1947: l’era della moderna ufologia si apre grazie agli avvistamenti di Kenneth Arnold presso il Monte Rainier, il 24 giugno 1947. Sono gli inizi di luglio quando a Roswell, in New Mexico, l’allevatore Mac Brazel rinviene alcuni rottami all’interno dei propri possedimenti. Si attivano unità di recupero dell’esercito, in città si parla già di dischi volanti. La stampa locale ci mette del suo, alimentando il mistero. Tutto sembra tornare alla normalità fino al 1978, anno in cui una compagine di ufologi compie una serie di interviste a testimoni oculari dell’epoca. Gli anni ‘80 saranno un’epoca d’oro per gli appassionati di extraterresti. Il cinema sfornerà pietre miliari sull’argomento, fioriranno storie intorno alla misteriosa Area 51 e alla controversa figura di Bob Lazar.
Nell’ottobre 1988, negli Stati Uniti, uno special televisivo di due ore dal titolo UFO Cover Up? Live! introduce un nuovo modo di approcciarsi all’argomento: entrano in scena sedicenti gole profonde del governo statunitense, che svelerebbero scomode verità riguardo la misteriosa Area 51 e straordinari processi di retroingegneria su dischi volanti caduti nel deserto del New Mexico. Qualche anno più tardi Giovanni Minoli porterà in Italia questo materiale, in una puntata di Mixer dell’aprile 1992. Nel settembre del 1993 arriva sui teleschermi la serie cult X-Files. Quest’ultima, ispirata ed ispiratrice di teorie del complotto più o meno strampalate.
Tra il 1994 e il 1997 giunge una doccia fredda per i sostenitori dell’ipotesi UFO a Roswell: un’indagine dell’Aeronautica militare svela la probabile verità riguardo l’incidente. Alla fine degli anni ‘40, prima dell’utilizzo di satelliti, l’esercito statunitense mise a punto il progetto Mogul, un sistema di palloni sonda in grado di librarsi a 14mila metri di altitudine per rilevare le onde sonore prodotte da eventuali test nucleari sovietici. Ci potrebbe essere poi una seconda ipotesi plausibile: nell’ambito dell’operazione Paperclip, tra il 1946 e il 1951 vennero fatti numerosi test con razzi V2, requisiti ai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, che partivano dal sito di lancio di White Sands nel New Mexico. Proprio nel 1947 vennero effettuati lanci con manichini di prova a bordo.

Nelle foto, uno dei razzi V2 modificati per il progetto Hermes e uno schianto avvenuto durante i test.
Ray Santilli

ESPLODE IL CASO DELL’AUTOPSIA ALIENA
Il 5 maggio 1995 una folta schiera di giornalisti e ufologi assiste attonita alla proiezione di un filmato che promette di essere la prova tangibile che i militari americani eseguirono l’autopsia di un cadavere alieno nel 1947. Al termine dell’anteprima, una folta schiera di emittenti è pronta a coprire di soldi Ray Santilli, divulgatore del video, in cambio dell’esclusiva. Ray Santilli introduce il filmato raccontando una storia a dir poco bizzarra. Il documento gli sarebbe stato consegnato nel 1992 da un ex cineoperatore militare, che nell’estate del ’47 filmò alcuni esami necroscopici di esseri rinvenuti sul luogo di un UFO crash a Roswell. I telegiornali iniziano a diffondere la notizia, l’opinione pubblica si divide e scoppia il caso del “Santilli footage”, che promette di offuscare, per portata storica, il filmato di Zapruder. Molti addetti ai lavori intuiscono l’elevata probabilità che si tratti di una mistificazione: tra questi, Pierluigi Baima Bollone, medico legale e professore di fama internazionale, che conduce un’attenta indagine sulle immagini e sull’anatomia dell’essere. Vi è poi l’analisi di Bob Shell, noto fotografo e scrittore. Shell entra in possesso di un frammento di pellicola, consegnata dall’entourage di Santilli. Uno spezzone esiguo (solamente tre fotogrammi) che peraltro non mostra le fasi autoptiche, sapientemente divulgate su VHS. Proponendosi come tramite con la Kodak, la quale potrebbe dare un verdetto sulla datazione e sulla veridicità del filmato, Shell incontra un deciso rifiuto della compagnia, che esige un frammento di almeno 50 fotogrammi per eseguire una perizia. Nel 1996 Shell dichiarerà:
«Io sono in possesso di strisce che sono riproduzioni di terza generazione ottenute da un internegativo di seconda generazione che, a sua volta, deriva da una pellicola cinematografica originale. Posso affermare con sicurezza che la pellicola in mio possesso è stata prodotta prima del 1957, ma questo è tutto quello che io posso dire. La Kodak, se accetterà di analizzare le pellicole, sarà in grado di indicare approssimativamente l’anno di produzione, e dirci se la pellicola era fresca quando processata, ma quello di cui abbiamo bisogno, per andare da qualche parte, è materiale originale della ripresa».
Poco tempo dopo aggiungerà: «Il film è stato copiato intorno al 1960 o negli anni successivi da una pellicola girata prima del 1957». Insomma, l’originale del “Santilli footage” potrebbe non essere mai esistito.

L’ACCOGLIENZA ITALIANA: IL RESOCONTO DELL’ESPERTO PAOLO TOSELLI
Estate 1995: il 10 luglio Giovanni Minoli conduce un’edizione speciale di Mixer. Il giornalista mostra alcune fotografie estratte da un filmato che mostrerebbe la vera autopsia di un alieno, caduto con la propria astronave nel luglio del ‘47 nei pressi di Roswell, una città nel New Mexico.
Il 26 agosto, in una puntata speciale della trasmissione Misteri, viene trasmesso il filmato. In studio molti esperti e sedicenti tali. Tra questi viene interpellato anche il compianto Carlo Rambaldi, che bollerà la creatura come un’opera mal riuscita: interessante soprattutto la sua analisi delle dimensioni riguardanti le orbite oculari della creatura, che secondo i suoi calcoli andrebbero a intersecarsi l’una con l’altra all’interno del cranio, aspetto privo di ogni logica a livello biologico (durante la preparazione di questo articolo abbiamo inoltre osservato come la scena dell’asportazione delle lenti nel Santilli footage assomigli clamorosamente a una sequenza della celebre serie televisiva UFO del 1970).

Paolo Toselli è dirigente del Centro Italiano Studi Ufologici. Era negli studi RAI nell’autunno del 1995, intento a registrare lo speciale, condotto da Lorenza Foschini. Toselli ci racconta la sua esperienza:

Paolo Toselli
Paolo Toselli

«Il 21 giugno 1995 molti giornali italiani riportavano la notizia di una conferenza stampa tenuta il giorno prima a Roma da Maurizio Baiata e Roberto Pinotti per il Centro Ufologico Nazionale (CUN): si trattava della presentazione alla stampa dell’uscita in edicola del nuovo Notiziario UFO, ma solo due o tre giornali ne hanno parlato in questi termini, perché il tutto era stato centrato sul caso Roswell e sul filmato dell’autopsia, e praticamente tutti i quotidiani (una dozzina) hanno “sparato” con evidenza nei titoli la falsa notizia che il celebre regista Steven Spielberg disporrebbe di una copia del filmato e proprio su di esso avrebbe avuto intenzione di basare il suo fantomatico terzo film ufologico (dopo Incontri ravvicinati del terzo tipo e E.T.): notizia doppiamente falsa, smentita dallo stesso Spielberg. A fronte di tale ennesimo esempio di disinformazione, come Centro Italiano Studi Ufologici (CISU) ci siamo attivati per smentire la voce infondata.
L’imprevista occasione ci è arrivata il giorno dopo, quando un nostro socio ci ha informati di aver videoregistrato, la sera di quello stesso 21 giugno, dal primo canale televisivo francese TF1 la prima puntata del nuovo programma L’odyssée de l’étrange, imperniata sul caso Santilli, mostrando – per la prima volta in pubblico – alcune delle foto tratte dal filmato. Il Consiglio direttivo del CISU (che aveva già appuntamento a Milano per sabato 24 giugno) ha deciso di convocare quello stesso giorno una conferenza stampa.

Lorenza Foschini

Il 23 giugno abbiamo quindi diramato alle agenzie di stampa e ai giornali milanesi un primo breve comunicato stampa in cui si richiamava il contemporaneo anniversario del “primo avvistamento di dischi volanti” (l’episodio di Kenneth Arnold, 24 giugno 1947), si riportava una sintesi del caso Roswell, una breve cronistoria della vicenda del filmato e la smentita della storia di Spielberg, annunciando che nella conferenza stampa sarebbero stati rivelati i retroscena della vicenda del filmato e della campagna promozionale costruita intorno ad esso per fini economici e sarebbero state consegnate copie delle foto tratte dal filmato. La mattina successiva si svolgeva l’annunciata conferenza stampa e veniva consegnato ai giornalisti un più ampio comunicato di 4 pagine, intitolato: Extraterrestre o montatura? La vera storia del filmato dell’autopsia dell’alieno.
Oltre a consegnare il comunicato stampa e rispondere a varie domande dei giornalisti intervenuti, abbiamo consegnato gratuitamente alcune copie delle foto in bianco e nero, che il giorno successivo sono state pubblicate (per la prima volta in Italia) con grande risalto dai quotidiani Il Giornale, Il Giorno, L’Indipendente e il Corriere della sera, insieme a interi brani tratti dal nostro comunicato stampa e la precisazione che gli ufologi (in Italia, ma anche all’estero) restavano scettici davanti a quella che sembrava un’operazione puramente commerciale. Oltre ai quotidiani, anche il telegiornale di Rete 4 ha dato ampio spazio alle immagini nei giorni successivi, e i settimanali Oggi e Visto hanno anche pubblicato quasi per intero il nostro comunicato. Questo ci ha posto inevitabilmente in rotta di collisione con gli interessi (commerciali) del signor Santilli e del suo rappresentante italiano, Maurizio Baiata, i quali avevano pianificato anche per il nostro Paese un sapiente centellinamento delle informazioni.
Intanto il battage pubblicitario sul filmato è proseguito. La RAI aveva acquistato il filmato in esclusiva per l’Italia e stava preparando per la trasmissione Misteri, condotta da Lorenza Foschini, sotto la guida dello staff di Giovanni Minoli, una serie di puntate.
La redazione di Misteri si mise in contatto col CISU per conoscere la nostra posizione sulla vicenda e, a partire da metà luglio, il sottoscritto ha curato una consulenza al programma per conto del CISU (non alla “prima visione” del 26 agosto per lo “Speciale UFO”, in realtà già registrata il 18 luglio, ma alla puntata di approfondimento prevista inizialmente per il 2 ottobre e poi slittata al 16 ottobre). In tale ottica, in cambio di informazioni e materiale, ci era stato offerto – senza che neppure lo chiedessimo – di partecipare a tale puntata per presentare un punto di vista alternativo rispetto al coro degli “ufologi pro-Santilli”.
Il 25 agosto, a Sheffield in Inghilterra partecipavo, assieme a Maurizio Verga, ai lavori dell’8° Congresso internazionale della British UFO Research Association (BUFORA), dove era prevista anche la proiezione in anteprima del filmato della presunta autopsia. Siamo stati accolti con la consueta cordialità dai colleghi inglesi, ma con diffidenza dall’entourage di Santilli, che provvedeva addirittura ad identificarmi e verificare, prima della proiezione del filmato, se il registratore con microcassette audio che tenevo in mano non fosse una macchina fotografica o simile.
Arriviamo così al 20 settembre, quasi alla vigilia dell’attesa puntata speciale del rotocalco televisivo Misteri (prevista per il 2 ottobre, poi rinviata e dilatata dalla RAI a una tre-giorni per capitalizzare probabilmente in termini di audience la forte spesa sostenuta). Mentre da due mesi erano proseguiti i contatti della redazione di Misteri col sottoscritto e le richieste di informazioni, bibliografie, citazioni e documentazione, improvvisamente mi venne detto che forse la nostra partecipazione non era opportuna, che vi erano resistenze, anzi che qualcuno non voleva assolutamente che noi partecipassimo, che sulla questione la redazione era “spaccata”. Ma la mia ferma reazione (che ha coinvolto diverse persone in seno alla redazione del programma) riuscì a farlo rientrare: il capo-redattore confermò l’invito al sottoscritto, precisando che si aspettava un po’ di polemica con altri ufologi. Alla vigilia però, quando le prenotazioni di viaggio e albergo erano già state fatte dalla stessa RAI, arrivò un nuovo contrordine telefonico da una rappresentante della redazione: avevano già avuto troppe grane, il CISU non poteva partecipare, la proiezione del filmato non poteva avere un contraddittorio. Nuovamente, la mia reazione (durissima) costrinse la controparte a rimangiarsi tutto e a “far finta” di non esserci sentiti.
Lunedì 16, a Roma, avvenne la registrazione in studio del programma, costruito per creare una contrapposizione fra ufologi credenti e scienziati scettici. La partecipazione del CISU a tale programma ha contribuito a far saltare questa dicotomia, facendo sapere e capire al pubblico che non tutti gli ufologi erano appiattiti sulla posizione pro-filmato, che anzi la comunità ufologica (a parte poche eccezioni non casuali) era e rimaneva profondamente scettica sulla vicenda e sull’autenticità del filmato. La mia stessa collocazione fisica, seduto non fra gli ufologi ma fra gli scienziati, ha spiazzato il previsto scenario, dove il grande assente era proprio Santilli. La stessa redazione ha evitato di far partecipare un rappresentante del CISU alla successiva serata del 18 ottobre. Il tono del programma era stato peraltro anticipato dallo stesso Giovanni Minoli in un’intervista pubblicata sul Venerdì di Repubblica tre giorni prima dello Speciale Misteri. A sorpresa aveva infatti affermato circa il filmato dell’autopsia: “Sapevamo bene che era un falso quando lo abbiamo acquistato, ma ci sembrava interessante renderlo pubblico, far vedere alla gente un filmato comunque impressionante. […] Da un po’ di tempo a questa parte c’è un grande mercato di filmati presentati come documenti storici esclusivi. […] Ho la sensazione che le bufale siano parecchie e che dobbiamo stare attenti a non cadere in qualche trappola. La storia degli UFO insegna…”».

In questa straordinaria vicenda, la verità emerge a piccoli pezzi. Santilli ammetterà che il footage è un falso, salvo affermare che il video è la ricostruzione di un filmato reale, troppo deteriorato per essere considerato fruibile. Santilli ammette la bufala insomma, ma aggiunge sapientemente carne al fuoco. Alla “ricostruzione” del filmato partecipano il regista Spyro Melaris e lo scultore John Humphreys, che dichiarerà: «L’autopsia aliena, comprese le riprese come chirurgo e tutti gli effetti, ha richiesto circa 6 o 7 settimane di lavorazione».

Alcune Polaroid che raffigurano John Humphreys al lavoro sulla scultura dell’alieno.

INTERVISTA ESCLUSIVA A SPYROS MELARIS
Spyros Melaris è colui che ha fisicamente reso possibile il successo del Santilli footage: è lui il regista e scenografo del controverso filmato.

D: Cosa ti disse Santilli per convincerti a girare il film?

R: Quando incontrai Santilli, mi disse che era già in possesso di un filmato di un’autopsia aliena. L’ho incontrato nei suoi uffici a Londra, mi ha mostrato una pessima videocassetta VHS e mi ha detto che questa era una vera autopsia di un essere alieno dall’incidente UFO di Roswell.
Gli dissi che era un falso e gli spiegai perché lo fosse. Lasciato il suo ufficio, parlai di ciò che avevo visto con il mio migliore amico, John Humphreys. Ero d’accordo con John che avremmo potuto fare un film migliore, fui io a suggerirlo a Santilli.

D: Avevi già la pellicola o dovesti procurartela? Che cinepresa hai usato?

R: Ho dovuto realizzare il film da zero. Per prima cosa disegnai il set (la stanza in cui avremmo girato) e progettammo l’alieno. John è uno scultore di grande talento, mentre lui ha iniziato a scolpire l’alieno, io ho allestito la stanza e costruito alcuni oggetti di scena, comprandone altri che ho trovato compatibili per il 1947.
Decisi che le riprese dovevano essere girate su pellicola e non su video, e il tipo di pellicola maggiormente utilizzato nell’esercito americano nel 1947 era una pellicola da 16 mm. Utilizzai due tipi di cineprese, una Bell & Howell Filmo e una Beaulieu R16. Ho montato le riprese di tutte e due le telecamere. Ho usato la cinepresa Bell e Howell per le scene in cui avrebbe potuto vedersi riflessa: quindi nel caso in cui qualcuno avesse guardato molto da vicino, avrebbe visto che il cameraman (io) era vestito con gli stessi abiti dei dottori e la fotocamera era corretta per l’epoca. Usai la Beaulieu R16 per i primi piani e quando avevo bisogno di controllare della messa a fuoco, poiché aveva la messa a fuoco sull’obiettivo, differentemente dalla Bell e Howell.

D: Cosa hai pensato quando hai visto che la situazione era sfuggita di mano e tutte le emittenti televisive del mondo stavano pagando per le riprese?

A: Non ho visto molto perché la maggior parte era in altri paesi e non ero nella comunità UFO in quanto tale. Questo è avvenuto prima di Internet e quindi le informazioni non erano così veloci o facili da reperire come lo sono ora.
Non è mai stato concordato con Santilli che potesse vendere il film. Avrebbe dovuto darlo gratuitamente e consentire alle compagnie televisive di indagare da sole. In seguito avremmo ottenuto ricavi raccontando loro come lo avevamo realizzato in un nuovo programma televisivo che avremmo venduto.
Santilli lo vendette e noi non avevamo idea di cosa stesse accadendo. Quando vedemmo il filmato in TV era in uno speciale televisivo di Channel 4, nel Regno Unito. Ho sentito da Channel 4 che il filmato era stato dato loro gratuitamente. Questo è ciò che avevamo concordato e ho creduto che fosse così anche in altri territori. Ho scoperto che non fu così molti anni dopo.

D: Pensi che molti giornalisti abbiano fatto trapelare il filmato pur sapendo che si trattava di un falso? Esiste un concorso di colpa a livello mediatico?

A: Molte persone all’epoca dissero di non credere che fosse reale, ma non c’erano prove per dimostrarlo. Il fatto è che c’erano fatti molto convincenti che indicavano che fosse reale. Finché ci sono state discussioni da entrambe le parti, questo è diventato un argomento molto avvincente e le emittenti televisive, così come i giornalisti, approfittarono di questo fenomeno.
Non credo che “colpa” sia la parola giusta. Non erano colpevoli di nulla, se non di parlare di un filmato molto interessante. Tendevano a porre la domanda al pubblico “Fatto o finzione” piuttosto che fare affermazioni. L’unico colpevole era Santilli, perché aveva venduto il film come un autentico filmato del 1947 e quella era una palese menzogna.

D: Cosa ne pensi dei numerosi video fake presenti oggi sul web? Il tuo filmato fu un precursore?

R: Ci sono e ci saranno sempre falsi. La maggior parte dei film sugli alieni dopo il 1995 sono stati ispirati o copiati dal mio. Prima della “Autopsia dell’alieno” c’erano alcune clip di UFO o di dischi volanti in giro. Non sono a conoscenza di un’altra autopsia aliena, se non il pessimo tentativo che Santilli mi mostrò all’inizio del 1995.

D: Se dovessi rifare il film oggi, con le tecniche odierne, come procederesti?

R: L’autopsia aliena è avvenuta al momento giusto in termini di tecnologia. Le tecniche che usavamo erano grezze e usavamo parti di animali reali. Il set era reale con oggetti autentici che datavano la scena all’America del 1947.
Oggi abbiamo tecniche CGI e di animazione che renderebbero il film “troppo” perfetto. Secondo me perderebbe gran parte del suo fascino grezzo. Forse cambierei il modo in cui sono state fatte alcune cose, ma non cambierei ne gli effetti speciali che ho usato ne lo stile. La tecnologia è la ragione per cui non vedremo mai più filmati al livello della “Autopsia dell’alieno”. Le clip UFO potrebbero essere droni. I film sugli alieni potrebbero essere CGI. Il pubblico è più sofisticato ed è abituato a vedere cose miracolose nei film mainstream, per questo motivo è diventato più attento e molto più diffidente.

D: C’è qualcosa che all’epoca non ti soddisfaceva, che oggi faresti diversamente?

R: Ci sono alcuni piccoli dettagli che farei diversamente oggi. Principalmente questo ha a che fare con il rendere più facile dimostrare che si tratta di un falso e che l’ho fatto io. Ho dimostrato queste cose, ma includendo nel film alcune cose più ‘ovvie’ messe in bella vista, questo mi avrebbe reso la vita molto più facile. Che voi ci crediate o no, ci sono molti che credono che il mio film sia reale ancora oggi.

D: Qual è la tua posizione sul caso Roswell del 1947?

R: Credo che l’incidente di Roswell sia stato un evento reale e credo che, poiché qualunque cosa si sia schiantata era Top Secret o molto sensibile, il modo in cui i militari hanno cercato di sopprimerlo ha creato più interesse di quanto forse meritasse.
Ho visitato Roswell e le aree circostanti e ho intervistato molte persone che erano là in quel momento. Alcuni erano testimoni oculari e altri conoscevano persone che furono testimoni oculari. La mia conclusione è che qualunque cosa fosse, era molto insolita. Quello che non posso vedere, e non mi è stato mostrato, è una prova che ciò che si schiantò fosse un UFO.

IL GERME DELLA FOLLIA
Alla luce di tutto questo, Ray Santilli riesce ancora a lucrare sul suo filmato. Nel 2006 ha infatti prodotto la divertente commedia Alien Autopsy (2006). In anni più recenti l’imprenditore ha messo all’asta un fotogramma “autentico” sotto forma di NFT con una base d’asta di 1 milione di dollari. Al crepuscolo del secondo millennio, le trasmissioni televisive instillarono nelle persone il desiderio di credere in qualcosa di imponderabile. Il Santilli footage fu il preludio a ciò che ci ha travolti nell’era di internet, un’epoca in cui la scienza si trova costretta a difendersi da superstizioni ancestrali, in un cortocircuito che oggi conosciamo fin troppo bene.