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RAY SANTILLI E LA FALSA AUTOPSIA

Il 2 luglio 1947 un misterioso oggetto si schianta tra le radure di Roswell in New Mexico. Secondo l’ufologia e la cultura popolare, si tratta del più famoso “UFO crash” della Storia. Quarantotto anni più tardi, un imprenditore discografico britannico annuncia di essere entrato in possesso di un filmato che potrebbe sconvolgere l’opinione pubblica mondiale.

Elvis e gli extraterrestri
Ray Santilli inizia la propria attività all’interno del campo musicale nel 1974: nel corso degli anni ’80 fonda numerose società e case di produzione, che promuovono numerosi artisti, tra i quali Boy George. Nel 1991 vede la luce la Merlin Group, specializzata nella riedizione di vecchi dischi: dal 1994 Santilli fonda la Orbital Media, che produce anche numerosi special televisivi riguardanti icone del cinema e della musica. E’ proprio durante il lavoro di acquisizione di materiale riguardante un documentario sulla carriera di Elvis Presley, che inizia la leggenda di uno dei più controversi filmati della Storia.

Il 27 marzo 1995 un dispaccio ANSA annuncia l’imminente proiezione (e successiva divulgazione) di un documento del tutto straordinario. Lo stesso Santilli racconta di essersi imbattuto, nel corso del 1992, in un misterioso cameraman statunitense, nell’ambito di un lavoro di ricerca sui primi anni di carriera di Elvis. Jack Barnett (questo il nome del cineoperatore) avrebbe offerto a Ray di visionare, presso la propria abitazione, un film girato dallo stesso Barnett 45 anni prima. il filmato ritrae le crude scene in bianco e nero di un’autopsia: il soggetto in esame non sembra però un essere appartenente al  genere umano, bensì un alieno.
Barnett (del quale ad oggi non è provata nemmeno l’esistenza), riferirebbe di aver lavorato come operatore nel corso delle fasi di recupero e, successivamente, durante gli esami necroscopici compiuti su alcuni esseri provenienti da altri mondi.

Bagno di folla e pioggia di denaro
Il Patos è tale che, nel corso di poco tempo, Santilli si trova corteggiato (e profumatamente remunerato) da emittenti televisive da tutto il mondo. La corsa al filmato crea una sorta di isteria da parte degli addetti ai lavori che, incuranti dello scetticismo di illustri esponenti della scienza e degli effetti visivi, vogliono per primi accaparrarsi il formidabile “Santilli footage“. L’Italia non è immune al fenomeno: nell’agosto del 1995 un’edizione speciale di “Mixer“, condotta da Giovanni Minoli su RAI 2, mostra in anteprima alcuni fotogrammi del filmato. Il 26 Agosto la trasmissione “Misteri“, condotta da Lorenza Foschini, mostra per la prima volta il filmato in movimento. Una manciata di minuti, che dividono gli ospiti presenti in studio tra scettici e sostenitori. Le immagini sono impressionanti ed entrano nell’immaginario di molti telespettatori.

Ray vive il proprio momento di gloria (soprattutto economica). Ben presto, però, iniziano le contestazioni: il filmato, come la ricostruzione dello stesso Santilli, mostra enormi falle ed incongruenze. Mentre esperti in varie discipline bollano il footage come un maldestro falso, la stessa Kodak, chiamata in causa per analizzare la pellicola, contesta il modus operandi del cineasta. I laboratori lamentano infatti di aver ricevuto dall’entourage di Santilli  spezzoni di una pellicola del 1947, che tuttavia non possono essere autenticati, in quanto non mostrano inconfutabilmente che la stessa sia stata impressionata con le immagini in questione.
Ben presto Ray viene sbugiardato su tutti i fronti (o quasi): l’imprenditore è costretto a ritrattare e correggere molte delle affermazioni fatte in precedenza. Nel 2006, in concomitanza con l’uscita del film “Alien Autopsy” (prodotto dallo stesso Santilli), l’imprenditore ammette, in parte, la mistificazione del filmato.
Ray racconta una strana storia, secondo cui il filmato sarebbe realmente esistito, ma ben presto la pellicola si sarebbe deteriorata, rendendo illeggibile l’intero documento. A quel punto, Santilli avrebbe prodotto (grazie all’aiuto di Gary Shoefield e dell’artista John Humphreys) un “remake” di ciò a cui aveva assistito durante la proiezione a casa di Barnett.

Una visione profetica dell’intrattenimento
A tutt’oggi, nonostante l’autenticità della pellicola su cui è impresso il filmato sia ampiamente confutata, non sembrano esistere i presupposti (o la volontà) per etichettare Ray Santilli come un semplice truffatore. Genio assoluto o vile ciarlatano, a Santilli va riconosciuto il merito di aver scomodato i maggiori esponenti dell’opinione pubblica mondiale, creando un forte dibattito che si è rivelato, se possibile, più spettacolare del footage stesso. Santilli ha precorso di almeno dieci anni il massiccio uso di escamotage filmici tra i quali il cosiddetto “found footage” e i finti documenti. Se è vero che l’autore ha giocato in primo luogo sulla scarsità di fonti reperibili (erano gli albori di internet), non va sottovalutata la capacità di toccare corde sensibili e profonde dell’animo umano. Per la prima volta nella storia, un filmato ha allucinato la possibilità che gli “omini verdi” non fossero solo oggetto di racconti spaventosi o disegni da libreria fumettistica. Falso o vero che sia, il “Santilli footage” ha tracciato un intero modo di produrre e percepire materiale di intrattenimento, spezzando il sottile filo che separa la finzione dalla realtà.