Home Cinema DA “IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA” A “THE SHAPE OF WATER”

DA “IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA” A “THE SHAPE OF WATER”

C’era una volta un mostro acquatico innamorato di una donna appartenente al genere umano. Potrebbe essere questa, in estrema sintesi, la trama di “The Shape of Water”: il film diretto da Guillermo del Toro narra infatti l’insolito legame affettivo tra una creatura anfibia ed una ragazza delle pulizie muta, all’interno di un laboratorio segreto. Del Toro (regista, autore del soggetto e sceneggiatore del film) sceglie una favola disorientante, sospesa tra fantasy e thriller, per raccontare il bisogno d’amore, travalicando i limiti di genere, razza e (perché no?) specie.CITAZIONI COLTE
In un’epoca nella quale il cinema abbonda di citazioni (talvolta stucchevoli) è impossibile per gli appassionati di cinema sci-fi non riportare alla mente “Il mostro della laguna nera”, diretto dal prolifico regista Jack Arnold. Nel classico Universal del 1954 una spedizione di scienziati si trova alle prese con un grande umanoide anfibio, che sfugge alla cattura e rapisce la bella Kay: la pellicola è pervasa dall’ambiguo interesse che la creatura nutre per l’avvenente fanciulla.
Le origini del soggetto sarebbero da ricondurre all’incontro fortuito tra il produttore William Alland e Gabriel Figueroa, direttore di fotografia di origine messicana. Quest’ultimo raccontò ad Alland di una leggenda che narra di ibridi uomo-pesce che vivrebbero in alcune zone remote dell’Amazzonia. Per il produttore americano fu sufficiente aggiungere alcuni elementi ispirati a racconti come “La Bella e la Bestia” per completare il quadro.
Non è così difficile trovare analogie tra la pellicola del 1954 e il film in uscita nelle sale nell’inverno 2017. Del Toro attinge più o meno esplicitamente a numerosi elementi del capolavoro Universal: la creatura stessa è, per molti versi, un omaggio al costume originale del 1954.DALLE LAGUNE NERE AI LABORATORI SEGRETI
Non va sottovalutata, tuttavia, l’influenza esercitata da una vecchia conoscenza del regista messicano.
Nel 2004 esce nei cinema “Hellboy”, film diretto e sceneggiato da Guillermo del Toro. Nel film compare l’ibrido uomo-pesce Abraham “Abe” Sapien: il personaggio è presente in origine negli albi della casa editrice “Dark Horse”. E’ forse proprio Abe il vero ispiratore del soggetto di “The Shape of Water”: il mutante anfibio, infatti, viene rinvenuto in origine all’interno di una cisterna abbandonata e, successivamente, confinato all’interno di un laboratorio segreto, luogo in cui sperimenta l’emarginazione e la solitudine. Ecco allora emergere i tratti distintivi che caratterizzano la sfortunata creatura di “The Shape of Water”.
Ecco così emergere una moltitudine di suggestioni ed omaggi che convergono nel film che ha trionfato a Venezia 74. Un collage di temi immortali come la ricerca dell’anima gemella, la storia d’amore (im)possibile e consumata (anche fisicamente) tra una donna e un mostro marino che non mancherà di emozionare la platea. Perché il citazionismo immaturo, quello privo di nuovi slanci e spunti di riflessione, è un esercizio sterile: solo la sensibilità e il rispetto delle opere che si vanno ad omaggiare può rendere un film un’opera duratura e universale.