E’ approdato nelle sale cinematografiche italiane “Jurassic World: Il regno distrutto”, quinto capitolo della saga sui dinosauri iniziata da Steven Spielbergnel 1993. La pellicola è sequel diretto di “Jurassic World”, film diretto da Colin Trevorrow. Questa volta la regia è firmata da Juan Antonio Bayona (The Orphanage, Penny Dreadful, A Monster Calls) basata sullo script di Colin Trevorrow in collaborazione con Derek Connolly.
Di seguito la trama:
Il parco divertimenti tematico di Jurassic World, sito in Isla Nublar, è ormai in rovina dopo che tre anni prima i dinosauri, riusciti a liberarsi, hanno creato morte e distruzione. Quando un vulcano inattivo si risveglia, Claire, la ex responsabile del parco, organizza una spedizione di salvataggio per preservare la vita dei dinosauri rimasti. Owen si aggregherà alla missione per trovare Blue, il primo Velociraptor da lui allevato. Una volta arrivati sull’isola, Claire ed Owen verranno a conoscenza dell’esistenza di una cospirazione progettata dal Dottor Wu (B.D. Wong), ex collaboratore di Hammond, che potrebbe distruggere l’intero pianeta.
Il tentativo di rendere questo film un nostalgico ritorno alle atmosfere cariche di suspense del film originale naufraga fin dalle prime scene della pellicola, in cui si assiste al ritorno del dottor Malcolm (Jeff Goldblum) confinato però in pochi miseri minuti di presenza scenica. La sensazione è quella del rimpianto per i tempi in cui attori della portata di Jeff Goldblum arricchivano tutto il film con il loro peculiare carisma.
Juan Antonio Bayona aveva raccontato in una recente intervista che il suo intento era quello di rendere “Jurassic World: Il Regno Distrutto” un film di genere catastrofico arricchito da un’atmosfera cupa e orrorifica.
Di catastrofico c’è in effetti un plot strutturato su di un routinante intreccio di avvenimenti prevedibili, che si dipanano senza mai scendere in profondità.
La sceneggiatura si accontenta di stereotipare i personaggi, portavoce di una morale che denuncia l’abuso di potere dell’uomo sugli animali. La banalità di uno script scarno e totalmente privo di originalità, traghetta però il film verso soluzioni affrontate in modo a dir poco semplicistico.
L’unica nota di merito può essere consegnata agli effetti speciali, vera fonte energetica del film. I dinosauri ricreati con tecnica Animatronics, grazie alla resa visiva spettacolare e realistica, confezionano scene di gradevole intrattenimento riscattando il film dall’altrimenti basso livello di fascinazione.