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I SEGRETI DEL NAUTILUS

Le popolazioni della Grecia classica utilizzavano il sostantivo nautilus per indicare i marinai e, non raramente, anche le imbarcazioni. E’ così ribattezzato un mollusco, considerato estinto nella preistoria ed osservato in vita a metà dell’800, le cui proporzioni del guscio (caratterizzate dalla cosiddetta sezione aurea) sono imitate in molte opere tecniche progettate dall’uomo.
All’alba del diciannovesimo secolo lo statunitense Robert Fulton (l’inventore del battello a vapore) progettò per conto di Napoleone uno speciale tipo di imbarcazione, in grado di immergersi e scomparire alla vista delle altre navi. Il Nautilus era, di fatto, il primo sottomarino della Storia.
Settant’anni più tardi lo scrittore Jules Verne, affascinato dal progetto “Plongeur”, un nuovo tipo di sommergibile di fabbricazione francese, scriveva il suo capolavoro “Ventimila leghe sotto i mari”.
TECNOLOGIE MODERNE
“È un cilindro molto allungato a punte coniche. Si avvicina sensibilmente alla forma di un sigaro, forma già adottata a Londra per molte costruzioni marine. La lunghezza di questo cilindro, da un capo all’altro, è esattamente di settanta metri e la sua larghezza massima è di otto metri.”

Così è descritto il Nautilus dal Capitano Nemo, comandante e progettista del prodigioso sottomarino immaginato da Verne, che dedicherà al tema una intera trilogia: successivamente a “Ventimila leghe sotto i mari”, infatti, lo scrittore di Nantes scriverà “I figli del capitano Grant” e “L’isola misteriosa”. Scambiato spesso per un mostro marino, il Nautilus precorre di quasi un secolo e mezzo le tecnologie moderne: nell’epoca di massima espansione della propulsione a vapore, il prodigioso sommergibile è spinto infatti da “puliti” motori elettrici a sodio/mercurio e sfiora la velocità di 50 nodi.

IL MISTERIOSO CAPITANO NEMO
L’inventore del Nautilus è un uomo avvolto, per molti versi, da un fitto alone di mistero che lo stesso Verne non vuole svelare totalmente al lettore. Il nome stesso di Nemo (che in latino significa “nessuno”) introduce ad un personaggio oscuro e tormentato: di lui sappiamo che non ama la compagnia delle altre persone. Il Capitano Nemo è infatti un misantropo, mosso da un’implacabile sete di vendetta e rivincita. Verne ci elargisce alcuni dettagli del suo signor nessuno, indizi che ci portano a comprendere che l’uomo ha subito in passato gravi torti da un popolo oppressore, con ogni probabilità gli inglesi. Ciò che sappiamo di certo è che Nemo sia un uomo estremamente intelligente ed istruito. Se nella versione conosciuta di “Ventimila leghe sotto i mari” tutti gli elementi portano a identificarlo come di nazionalità indiana, è quasi certo che nella prima stesura del libro (successivamente censurata dall’editore) Nemo fosse polacco e che i suoi persecutori fossero gli odiosi imperialisti russi, piuttosto che i perfidi figli di Albione.

SULLO SCHERMO
Il cinema non rimarrà immune al fascino romantico del Nautilus e del suo capitano. I pionieri della settima arte saranno i primi a raccontare le avventure di Nemo in due cortometraggi. Il primo, intitolato “20.000 Leagues Under the Sea” (1905) è firmato dal cineasta Wallace McCutcheon mentre due anni più tardi sarà il leggendario George Méliès a girare “Vingt mille lieues sous les mers”: curiosamente entrambi durano esattamente diciotto minuti.
Nel 1916 arriva il primo lungometraggio, diretto dallo scozzese Stuart Paton, ma è nel 1954 che giunge il salto di qualità. In quell’anno la Disney, appena slegata da qualsiasi accordo con la RKO, finanzia un adattamento liberamente ispirato al romanzo di Verne. “Ventimila leghe sotto i mari”, diretto da Richard Fleischer ed interpretato, tra gli altri, da Kirk Douglas e James Mason, è un film innovativo. Primo film Disney girato con il rivoluzionario formato anamorfico CinemaScope (introdotto solamente un anno prima in “La Tunica”), “Ventimila leghe sotto i mari” sarà un successo di pubblico e critica. Campione di incassi, il film di Fleischer riceverà critiche benevole e sarà vincitore di due premi Oscar, per la migliore scenografia e per gli effetti speciali.
La produzione sceglie di aggiornare l’immagine del Nautilus, per mantenerne l’aura innovativa che lo distingueva nel 1870: a differenza del romanzo, il sottomarino Disney non è più alimentato da batterie elettriche, ma da “futuristici” motori ad energia nucleare. Il sottomarino più conosciuto della letteratura apparirà in numerosi altri film e cartoni animati, seducendo, attraverso i decenni ed il progresso, generazioni di lettori e spettatori: i segreti del Nautilus giacciono ancora nell’imperscrutabile abisso delle nostre fantasie.